(CARROLANTI)
E’ lo spazio dedicato ai carrolanti, conduttori dei carri trainati da buoi. In Sardegna erano in uso due tipi di carri, il carro tradizionale, con due sponde oblique laterali, quindi aperto davanti e dietro e con la pavimentazione di sottili rami intrecciati, e l’altro tipo era quello qua esposto: “sa tumbarella”.
A differenza del primo, questo era formato da un cassone, sempre in legno, chiuso ermeticamente nei quattro lati che permetteva il trasporto di sabbia, terra, calce, cereali e quanto non poteva essere contenuto nel carro tradizionale. Il suo nome, tumbarella, deriva dal sardo tumba, tomba, in quanto veniva utilizzato anche per il trasporto dei defunti. Non a caso l’attuale mezzo con il quale si trasportano le salme si chiama carro funebre, proprio perché originariamente veniva utilizzato il carro trainato dai buoi.
La tumbarella, nel 1.800 e fino agli anni ’20 del 1.900, era il mezzo con il quale i luresi, abitanti di Luras, giravano la Sardegna per commerciare i prodotti di produzione locale. Commercio che inizia con la vendita di sa berritta, il copricapo maschile tipico sardo.
A questa si affiancano altri prodotti, quali sughero, acquavite, torrone, tessuti e in particolare armi, fucili e pistole, congegnati da abilissimi artigiani luresi.
La tumbarella era corredata da elementi indispensabili come la scure, fissata in una delle sponde del cassone, che permetteva la riparazione di parti del carro che si potevano danneggiare durante il viaggio.
Altro elemento era il contenitore in sughero per la scorta dell’acqua potabile indispensabile per affrontare viaggi lunghi. Negli anni ‘30 e ’40 del ‘900diventano obbligatori i catarifrangenti, le lampade a carburo o a petrolio, la targa, fissata sulla sponda destra, e l’assicurazione, il cui contrassegno era affisso nel giogo. Nella parete centrale, due gabbie per uccellini; nella finestrella, una brocca per l’acqua, una scultura in granito, pale e scope per il forno a legna.
(Dai gradini si accede ai piani superiori)